tag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.comments2017-05-21T23:18:08.811+02:00Io, Vale.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comBlogger23125tag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-87108514308049666262013-11-15T23:09:41.167+01:002013-11-15T23:09:41.167+01:00Io non ha mai vissuto me stessa come un qualcosa c...Io non ha mai vissuto me stessa come un qualcosa che potesse piacermi e sono molto lontana dai tratti narcisistici di personalità, quindi conta che quello che sto per scrivere attinge alla mia esperienza che sicuramente è diversa dal tuo modo di sentire. Però sì, mi è capitato di sentirmi "così rimpallata". Facevo il ragionamento che fai tu, più o meno, ossia "ho dei comportamenti auto-sabotanti", vivendo questi comportamenti come "disfunzionali", come causa del mio problema. Certo, io sapevo che c'era un disagio interno, ma credevo che agendo sui comportamenti sarei riuscita pian piano a smantellare il problema profondo. Perché, pensavo, controllando ogni cosa, facendo le cose per bene, inanellando una serie di successi personali, per forza dovevo uscirne vincente. Il ragionamento ha anche un suo senso logico, ma la verità è che non (su di me) non ha funzionato. Non sono stata in grado di mettere in atto dei comportamenti diversi da quelli auto sabotanti per molto tempo, perché se fossi davvero riuscita a farlo, i miei nuovi pensieri felici e costruttivi sarebbero stati poco coerenti con il mio modo di percepirmi. È la stessa cosa che ti scrivevo di là: se mi sento uno schifo, le cose belle vengono censurate dalla mia mente, perchè mi mandano in profonda crisi. Mi "rimpallano" (ti rubo il termine!), perché creano un gap tra ciò che penso e il modo in cui mi vivo. Quindi, i miei pensieri tenderanno un po' sempre a riflettere il modo in cui mi vivo ed è su quest'ultimo che devo agire se voglio cambiare qualcosa. Il mio pensiero autosabotante mi è stato "funzionale" nella sua disfunzionalità. "Funzionale" perché mi evitava di creare incoerenze tra il mio modo di vivermi e i miei pensieri. "Disfunzionalità" perché mi faceva tremendamente soffrire, Non so se sono riuscita a rendere l'idea.<br />Avverto dalle tue parole un misto di rabbia, di volontà, di paura. Io credo davvero che ognuno di noi abbia le carte in regola per farcela. E che non debba necessariamente farlo da sola. Spero che tu riesca a trovare il modo di comunicare con gli altri, perché da quello che scrivi vedo che c'è tanta ricchezza che potresti condividere. E penso che gli altri si perderebbero molto, se ti passassero a fianco senza conoscerti.<br />Un abbraccio forte.<br />ValeAnonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-39692966284438578832013-11-15T22:45:18.592+01:002013-11-15T22:45:18.592+01:00Perdona il ritardo, ho avuto una settimana impegna...Perdona il ritardo, ho avuto una settimana impegnatissima :) sai, io non credo tantissimo alla dicotomia mente-corpo, però è una frase che mi viene fuori dall'esperienza personale. Ho avuto dei vissuti che hanno riguardato sia il corpo sia la mente. Ho creduto per anni che il corpo e le sue imperfezioni fossero la causa. Poi ho scoperto che la mente era il traino ed il mio corpo è cambiato con essa. E cambia di giorno in giorno, come cambia la mente.<br />Io non credo che la sfiducia sia un atto di forza, ma vedo la fiducia come un atto di enorme coraggio. Se io mi fido di qualcuno, gli cedo anche solo per un momento il timone della mia nave. E per una un po' incentrata sul controllo delle cose, come me, capisci che cedere il timone a qualcuno è un atto davvero di coraggio. La sfiducia...la sfiducia è la norma, è la difesa. La sfiducia è semplicemente ciò che ti riconferma quello che già pensi, cioè che prima o poi, il controllo lo perdi, perché è inevitabile. E significa che forse, al controllo, dai un'importanza molto marcata. La sfiducia intesa come "impossibilità a fidarsi" non è una scelta; e ciò che non scegli, ciò a cui ti obblighi per una sorta di coerenza interna che però ti fa soffrire, no ti da libertà. Anzi, ti porta all'ultimo punto che dici tu. Il "farsi male per farsi male". Si, perché a volta il danneggiarsi sembra davvero l'unica scelta, perché è perfettamente coerente con il modo che si ha di intendere se stessi. E se noi entriamo in contatto con noi stessi pensando di essere uno schifo, non potremo adottare dei comportamenti che si distacchino da questo nostro modo di intenderci, perché sarebbero poco coerenti. Il fatto di continuare a fallire, a danneggiarci, diventa perfettamente "funzionale" al nostro modo di pensare a noi stesse. È su questo ultimo punto che bisogna agire. Perché nessuno di noi fa schifo. È nessuno di noi fa schifo a priori. Ci son tante belle cose da vivere, tante belle occasioni da concedere a se stessi. In cui magari gli altri non sono più solo dei nemici, ma dei compagni. Poi ci sta che qualcuno non ti tratta come dovrebbe, ci sta pure la volta in cui rimani male. Ma sono piccole cose, in confronto a tutto il bene che puoi trovare.<br />E ti auguro con tutto il cuore di trovare molte belle cose.<br />Vale Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-16733144495147789782013-11-15T22:25:08.608+01:002013-11-15T22:25:08.608+01:00@veggie capisco quando mi dici che pensi che non t...@veggie capisco quando mi dici che pensi che non ti fai aiutare perchè..."poi ti adagi", o hai paura che questo accada. Anche io ho vissuto questa sensazione, per un pò. Però poi, nel mio caso, ho abbandonato questa spiegazione come ho cercato di abbandonare tutte le scuse che tiravo fuori. Perché si trattava di questo, di una scusa. Cioè, non ci stava che non affrontassi il problema dalla psicologa perchè poi avrei potuto avere (al condizionale!) un altro ipotetico problema (ipotetico) che forse (forse!) non sarei stata in grado (di nuovo) di affrontare da sola. Un po' troppe condizioni, mi sono detta, forse è un altro il punto. E in effetti il punto era un altro. È che a volte è difficilissimo "stare dentro" al proprio problema, entrarci in contatto. A volte è molto difficile entrare in contatto con se stessi. Questo è stato il mio enorme ostacolo e lo è ancora. Però provare a parlare, proprio in quei momenti acuti, ti dà il senso (a posteriori, non sul momento) che forse il lasciare che qualcun altro si avvicini a te e, in qualche modo, ti sia intimo, non è una perdita di controllo. Perché semplicemente l'altro non ha il controllo di te. Perché tu sei tu. E non hai bisogno di controllo per essere te stessa. (Cioè, lo so, mi si potrebbe dire "brava, hai scoperto l'acqua calda!", ma per me è così, ho scoperto ora che essere se stessi forse non fa così schifo come ho pensato per anni, perché la propria persona è tutto ciò in cui possiamo sentirci più liberi senza necessità di dover controllare. Perché noi "siamo", non ci "possediamo". Scusa, sono andata un pò' off-topic.<br />Quanto alla paura di non farcela...è un discorso complicato. Sto capendo ultimamente che non è proprio così, anzi, è il contrario. È la paura di farcela che mi frega...<br />Lo so, pare assurdo...<br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-58656161333813955582013-11-11T00:58:53.422+01:002013-11-11T00:58:53.422+01:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-81561543483357773742013-11-11T00:31:11.817+01:002013-11-11T00:31:11.817+01:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-19244872611765385432013-11-08T19:45:10.293+01:002013-11-08T19:45:10.293+01:00Ti capisco bene quando dici che riesci a parlare s...Ti capisco bene quando dici che riesci a parlare solo delle problematiche che hai in qualche modo risolte, tenendo chiuse in te quelle che invece ancora stai vivendo all'acme della difficoltà. Anche io mi comporto così, sebbene lo faccia per motivazioni diverse dalle tue. Da una parte mi comporto così perchè sono una persona estremamente orgogliosa, e mi farei tagliare la lingua pur di non ammettere davanti agli altri che ho un problema, ma forse anche perchè ho la presunzione di essere capace di risolverli da sola, i miei problemi. Però questo è ciò che ci stai in superficie. Se guardo più a fondo, credo che il principale motivo della mia reticenza nel parlare dei miei problemi quando questi sono al loro apogeo, sia legata alla paura. Paura che qualcuno mi possa dare una mano. Perchè penso che se qualcuno mi aiuta, poi mi adagio... e quando mi si ripresenterà un'altra problematica, non sarò capace di venirne a capo da sola, qualora non avessi l'aiuto di nessuno, e vi sprofonderei. Per questo ho la necessità di gestire tutto da sola. Che poi credo questo in fondo si ricolleghi al mio spasmodico bisogno di avere tutto sotto controllo, che è quello che mi ha guidato nell'anoressia.<br /><br />Per quanto riguarda invece la tua paura di non farcela... io credo sia umanissima. Perchè sai che se tu ci provassi, ci mettessi tutto il tuo impegno, e poi ricadessi, ti sentiresti persa perchè penseresti: "Ma se ce l'ho messa tutta e non è andata... cosa mi resta? Vuol dire che non riuscirò mai ad uscire da quest'impasse?"... e questo inevitabilmente fa paura. Però, prova a non vedere il "farcela" come una panacea assoluta... non pensare ad un futuro perfetto (perchè sennò poi è ovvio che non lo raggiungi - poichè tutto è perfettibile, niente è perfetto - e ti piglia malissimo), pensa ad un futuro migliore. E pensa a come puoi fare per cercare di migliorare, un passo alla volta, la situazione attuale. <br />Lo so che anche l'idea di potercela fare fa tanta paura quanta l'idea di non farcela. Perchè fa paura la serenità. Il DCA, per quanto patologico e limitante, rappresenta comunque un porto sicuro, un qualcosa che ormai, dopo tanti anni, sappiamo come gestire, sappiamo cosa aspettarci... Potercela fare significa invece cambiare le cose, andare in contro all'ignoto. E questo fa inevitabilmente paura. E' per questo che spesso ci si rifugia nel DCA rifiutando di ascoltare ogni segnale che ci potrebbe cambiare... perchè ci fa paura l'idea di quello che potrebbe succedere se, dopo, dovessimo comunque sentirci uguali ed avere gli stessi pensieri in testa e le stesse problematiche.<br />Però, come tu stessa hai giustamente scritto, una precisa risposta alla domanda in realtà non esiste. L'unica possibile risposta è la vita. Per questo dobbiamo andare avanti, e vedere cosa ci aspetta... di qualsiasi cosa si tratti. E, magari, un giorno ci accorgeremo che non avrà più importanza trovare una risposta... perchè saremo fiere di quello che siamo diventate, e questo avrà fatto sparire ogni domanda.<br />Ti abbraccio forte...Veggiehttps://www.blogger.com/profile/11990381810503033018noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-24648240209412605292013-11-08T14:49:11.935+01:002013-11-08T14:49:11.935+01:00Ciao, grazie per essere passata! Certo, passo vole...Ciao, grazie per essere passata! Certo, passo volentieri dal tuo blog e vorrei proprio conoscere la tua storia.<br />A volte sì, è come dici, ci vuole fiducia. Perché in certi momenti non c'è altro come la fiducia, che ti possa far rialzare. A volte sembra quasi un atto di coraggio, un atto folle, avere fiducia anche in situazioni che vivi come totalizzanti, in cui ti senti in balia di qualcosa su cui non hai del tutto il potere. Ma la fiducia vera è proprio lì, è quella che non viene sopraffatta dallo sconforto, nemmeno quando lo sconforto si fa enorme e rimane tale a lungo.<br />Grazie per essere passata!<br />Vale<br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-20868382739878578212013-11-08T12:17:29.967+01:002013-11-08T12:17:29.967+01:00mi è piaciuto tanto questo post, sopratutto l'...mi è piaciuto tanto questo post, sopratutto l'idea di contare, "da domani basta", poi un giorno accade e non te accorgi, perchè stai troppo bene x pensarci, perchè tutti ce la possiamo fare, con fiducia, vicinanza, senza peso del passato ma guardando al futuro! ho trovato il tuo blog tramite 'born or die', se ti va passa dal mio www.spazioaiuto.it e se vuoi scrivermi, ti racconto meglio la mia storia!Martahttps://www.blogger.com/profile/11986501392355328811noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-6775136245775016322013-11-06T23:36:32.115+01:002013-11-06T23:36:32.115+01:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-8433204528119009052013-11-06T22:42:06.442+01:002013-11-06T22:42:06.442+01:00Non credo che l'anoressia nè la bulimia siano ...Non credo che l'anoressia nè la bulimia siano trasmissibili. Puoi essere predisposto e allora risentire di un'influenza esterna che magari accelera l'inevitabile. Ma una persona sana che viene in contatto con un'anoressica non diventa anoressica, nè diventa bulimica se sente di una che si abbuffa e vomita. Per cui se tu pensi che le blogger A e B ( e C e D e quelle che vengono dopo) siano persone sane, se credi che sia possibile che delle persone sane seguano un modello comportamentale anoressico/bulimica...comunque alla lunga non diventeranno anoressiche/bulimiche. Saranno delle persone denutrite o malnutrite, con ulcere allo stomaco, squilibri elettrolitici, problemi cardiaci. Ma non anoressiche nè bulimiche. Se invece già da principio avevano qualche problema, può darsi che già fossero anoressiche/bulimiche prima di cominciare. O che abbiano qualche disturbo di personalità. O altri problemi loro (come dici tu, solitudine, necessità di riferimenti), comunque esistenti prima del blog. Non mi riesce in nessun caso di imputare grosse responsabilità al blog.<br />Con tutto questo non giustifico i blog pro-ANA, sia chiaro. Mi infastidiscono e, se potessi, li chiuderei. Però tenderei a non volerli giudicare con i canoni sociali standard, perché spesso nelle malattie il giudizio non aiuta. Deve essere lasciato fuori dalla porta, se no rischia di coprire le motivazioni dei gesti delle persone. Se una persona apre un blog, ci perde tempo ed energia, se una persona si perde in un progetto autodistruttivo tenderei a non giudicarla. Anche se è fastidiosa, anche se ci fa incazzare. Forse sarebbe meglio aiutarla. Perché, in un modo o nell'altro, lei sta soffrendo. Soffre anche se sembra cercarsi la propria sofferenza. Quello diventa il suo modo di vivere, la sua ragione di esistere. Io non so se ho torto o ragione, non so se in tutta questa faccenda ci siano un torto e una ragione. Quello che posso dirti è che dopo tutto quello che ho vissuto, e ancora a volte vivo, dopo tutte le difficoltà, la vergogna, i tentativi, le sfide...alla fine la strada giusta l'ho trovata. In piena malattia credevo che nemmeno esistesse. L'ho creduto molto a lungo, ho creduto che il mio mondo finisse lì. Mi ero dimenticata com'era. Prima. E penso che tutti avrebbero il diritto di essere aiutati a fare lo stesso. Riuscire ad uscire da una concezione patologica del proprio mondo. Riuscire ad elaborare dei progetti costruttivi, in cui la propria persona ha un ruolo di valore. In altre parole, riuscire ad essere felici. Anche se scrivono un blog pro-ANA e pensano che sia giusto farlo.<br /><br />Mi ha fatto piacere confrontarmi con te. È un argomento davvero poco scontato e non così lineare come sembra.<br />Grazie :)<br />ValeAnonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-15976793403811096752013-11-06T22:40:45.918+01:002013-11-06T22:40:45.918+01:00Ciao Laura, intanto scusa il ritardo. Ho giornate ...Ciao Laura, intanto scusa il ritardo. Ho giornate un po' piene e non mi piace rispondere di corsa.<br />Leggendo il tuo discorso, mi son venute un po' di perplessità, te le elenco:<br />La blogger A vuole dimagrire. Ci può stare. Una persona sana, quando decide di dimagrire, non inizia a digiunare per mesi, non apre un blog per inneggiare alle proprie gesta e non ha bisogno di giustificarsi. Non credo che l'anoressia possa mai essere una giustificazione, perché anzi è un "ostacolo" al dimagrimento. Quando gli altri iniziano a "leggerti" anoressica, iniziano a volere che tu mangi, anche in occasioni in cui normalmente non sarebbe stato così. Una persona sana non ha bisogno di giustificarsi per voler dimagrire, nè tanto meno di spronarsi con l'anoressia. Quindi la blogger A ha un problema. E direi anche un disagio. Nessuno si infligge la fame per divertimento. Può non essere anoressia, ma un problema c'è.<br />La aspirante B. Ma secondo te, una persona sana segue un blog pro-ANA? Forse si, se sta facendo uno studio antropologico, sociologico, psichiatrico. Ma non partecipa, non si mette allo stesso livello. Se su google cerchi un blog pro-ANA e non sei una studiosa nè semplicemente una curiosa, se decidi di seguirlo e qualcosa dentro di te ti dice "fai la stessa roba", beh...hai un problema. Guarda, lo so che spesso si dice che sia solo superficialità, che queste persone siano solo un po' delle bimbette che non sanno quello che fanno. Ma soffrire la fame fa male ed è doloroso, vivere in quel modo ti devasta. E non ti infliggi una pena del genere per superficialità, perché se sei davvero così superficiale, secondo me, ti fermi prima e ti dedichi ad altro.<br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-15206174652260165712013-11-02T23:36:00.552+01:002013-11-02T23:36:00.552+01:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-82968487098506923702013-11-02T23:34:57.633+01:002013-11-02T23:34:57.633+01:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-8960796015320503922013-11-02T12:18:47.434+01:002013-11-02T12:18:47.434+01:00Ciao!
Innanzitutto grazie per essere passata e per...<br />Ciao!<br />Innanzitutto grazie per essere passata e per le belle parole sul mio blog. Mi fa piacere avere un anche - e, forse, soprattutto - da persone che siano un pochino più esterne, come esperienze personali, a questo tipo di DCA. Perché molto spesso vorrei parlare con loro, capire cosa pensano e come vivono i disturbi degli altri, spiegare i vissuti, insomma, trovare dei punti d'incontro, tra persone reciprocamente informate. Informazione che - a mio avviso - manca.<br />Sai, stavo pensando di scrivere un post sul "fenomeno pro-ANA" e prima o poi lo farò, ma mi rendo conto di aver bisogno di raccogliere le idee, perché è un fenomeno non facile da delineare, secondo me. Ci hai preso perfettamente quando hai scritto "immagino il vostro sconforto a riguardo", perché questa è proprio una delle sensazioni che provo - e che ho sempre provato, anche quando soffrivo di anoressia - nell'addentrarmi in un blog pro-ANA. Perché mi sento disarmata, sembra che non ci sia spazio per un'inversione di rotta. Però molto spesso questo succede anche nell'anoressia, a volte non si riesce a disinnescare il meccanismo, a volte si muore. Ma, a livello emozionale, un conto è morire di anoressia, un conto è essere precipitati in una raccapricciante caparbietà che ti viene letteralmente e pubblicamente sbattuta in faccia su un blog. Fa un altro effetto. È un'altra cosa.<br /><br />Non mi preoccupa molto invece l'idea della reazione a catena pro-ANA, perché semplicemente non penso che persone equilibrate possano seguire questo tipo di comportamento semplicemente come moda. Nè penso che i blog in discussione possano essere la causa di una slatentizzazione di un'anoressia, perché l'anoressia è una malattia che nasce da dentro e che non dipende immediatamente dalla riduzione del cibo, anche se poi la riduzione segue sempre, ma è più un epifenomeno che non la causa. Non penso nemmeno che i pro-ANA possano peggiorare anoressie già esistenti, perché - e questo lo dico per esperienza- una persona malata di anoressia non ha assolutamente bisogno di qualcuno che la inciti a perseverare per la propria strada: fa tutto da sola. Se hai bisogno di incitamenti esterni, perché hai paura che le motivazioni interne possano mancare...a mio parere, non sei poi così malata di anoressia. Sicuramente hai qualche altra malattia mentale, ma non l'anoressia.<br />Per quanto riguarda la riabilitazione, qui sono un po' combattuta. Nella mia esperienza ho notato che capire il meccanismo di innesco della patologia mi ha "preservata" dal ricaderci. Potrei passare anche tutto il giorno a leggere cose pro-ANA e non mi passerebbe per la testa di restringere l'alimentazione. Però, il meccanismo non lo capisci subito. C'è una fase della riabilitazione in cui tu ti muovi a piccoli passi e in maniera incerta nella direzione opposta a quello che i comportamento influenzati dall'anoressia ti porterebbero a fare. È una fase in cui segui i medici per fede, perché solo una piccolissima parte di te ha preso in considerazione l'idea di distaccarti dall'anoressia. La maggior parte di te però pensa che sia "giusto" restringere. Ecco, in quel preciso momento, avere a fianco delle persone che perseverino a restringere (e te lo sbattano in faccia) può essere difficile. Perché ti fanno sentire in colpa ancora di più, pensi che loro stiano continuando a fare la cosa giusta e diventeranno il massimo, tu invece non sei stata in grado. E se non sei abbastanza trainata dallo staff medico, potrebbe diventare un problema.<br /><br />Grazie ancora per essere passata, spero di risentirti e di riuscire ad aprire un confronto :)<br />vale<br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-91969219686905910812013-11-02T12:18:24.452+01:002013-11-02T12:18:24.452+01:00Non siamo sole. Conta su di per il sostegno, quand...Non siamo sole. Conta su di per il sostegno, quando ne sentirai il bisogno :)Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-72369687529223320292013-11-02T01:55:05.719+01:002013-11-02T01:55:05.719+01:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-13409909254307118662013-11-01T19:15:45.054+01:002013-11-01T19:15:45.054+01:00@ Born or Die Hai perfettamente ragione sul soste...<br />@ Born or Die Hai perfettamente ragione sul sostegno reciproco! E' utile confrontarsi, molto utile anche per la rielaborazione delle proprie esperienze, aiuta a vedere tutto in maniera un po' diversa e a renderci pian piano accessibili anche aree che, sotto silenzio, risultano inaccessibili perché un po' troppo dolorose. Seguirò anche io il tuo blog :)<br />Guarda, sinceramente non mi ero posta nemmeno il problema del fatto che sarebbe stato buio. E questo è molto strano, conoscendo le inclinazioni della mia personalità. Però, nel primo momento in cui sono stata dentro ho avvertito una certa paura, della serie "non vedo niente...e se mi perdo? E se faccio la figura di merda?". Ma dura due minuti e, devo dire, è abbastanza collettiva. 6/8 persone abituate a vedere che vengono deprivate della vista tendono ad avere reazioni un po' disorientate. A volte bisogna prendersi meno sul serio e semplicemente...giocare. <br />Poi, le conclusioni che uno trae dall'esperienza sono personali. Però sì, la consiglierei :)<br /><br />@Veggie E sì. Sai una cosa? Io faccio fatica ad immaginare una anoressia senza dispercezione, per il semplice fatto che in me la dispercezione è partita prima e ha agito come uno dei fattori innescanti.<br />Sì, la seconda parte di quello che ho scritto riguarda esclusivamente la dispercezione, infatti l'esperienza girava attorno alla privazione del principe dei sensi della percezione, la vista. Che poi, rimane sempre il tatto, che mi causerebbe problemi anche al buio, e il pensiero distorto, per cui dispercepisco anche senza necessità di percepire alcunchè.<br />L'ultima domanda è quella che ci facciamo un pò tutte, magari in modo diverso, ma la risposta che vorremmo è una risposta che non son sicurissima che ci sia. Qual è il problema? Cioè, una risposta c'è sicuramente, ma magari non è semplice, ma molto articolata. Magari sono più risposte. Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-90342152992950426192013-10-29T13:28:49.237+01:002013-10-29T13:28:49.237+01:00Personalmente, non ho mai svolto un'esperienza...Personalmente, non ho mai svolto un'esperienza del genere, nè esperienze simili... Però trovo molto interessanti le tue riflessioni.<br />Concordo pienamente in quello che scrivi nella prima parte del tuo post, mi discosto invece da quello che hai scritto nella seconda parte.<br />Mi spiego.<br />Sono d'accordo al 100% con te sul fatto che l'anoressia non è causata np dal cibo nè dall'aspetto fisico, ma da ben altri e più profondi disagi interiori, variabili da persona a persona. Di conseguenza sono totalmente d'accordo con la tua riflessione che consegue a questo tuo pensiero, sul fatto che, esistendo le problematiche sottostanti, se non fosse stata l'anoressia, ci sarebbe comunque stata un'altra "valvola di sfogo" patologica. Non a caso, oltre ad avere problemi di anoressia, ho anche avuto problemi di autolesionismo: nient'altro che un'ulteriore forma patologica che ho messo in atto per estrinsecare il mio ossessivo bisogno di controllo, che è poi stato il motore fondamentale anche dell'anoressia.<br />Mi discosto invece dall'ultima parte del post, perchè fortunatamente io non ho mai avuto problemi di dispercezione. Non mi sono mai sentita nè "vissuta" come grassa, anche perchè obbiettivamente sono sempre stata magra (anche prima che mi ammalassi di anoressia), per cui non rilevo una "componente visiva" del mio disagio-disturbo alimentare. Però questo rientra nel più generale discorso della singolarità: ognuna di noi ha delle problematiche specifiche, che non sono mai totalmente sovrapponibili a quelle altrui, per cui io ovviamente riporto qui la mia esperienza e i miei pensieri, consapevole di non essere depositaria di verità assolute, ma semplicemente testimone della mia piccola verità individuale.<br />La risposta alla domanda che chiude il tuo post, pertanto, penso sia estremamente soggettiva. Io penso che ognuna di noi ha delle proprie personali paure che nasconde dietro al proprio DCA... e che sia importante, attraverso la terapia, cercare di individuare queste paure, per poterci lavorare su, e vedere se è possibile riuscire a vivere più serenamente.<br />Un abbraccio... Veggiehttps://www.blogger.com/profile/11990381810503033018noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-3237903787351040652013-10-29T09:37:29.614+01:002013-10-29T09:37:29.614+01:00Benvenuta in un mondo virtuale "terapeutico&q...Benvenuta in un mondo virtuale "terapeutico" volto a chiedere aiuto e soprattutto a lottare insieme. Non sei da sola, non sono da sola nemmeno io (mi sono detta appena iniziato a scrivere il mio blog). Perché è vero...siamo in tante e non siamo sole. Dobbiamo sostenerci l'un l'altra per combattere e per sconfiggere, non per autodistruggerci. <br />Vedo molti siti pro ana e pro mia.. e mi fa tristezza.. sono i nostri blog che dovrebbero essere in maggioranza, proprio per non invogliare e incoraggiare "Ana e Mia", ma il contrario. <br />Un abbraccio forte carissima, <br />conta pure su di me! ^^ <br /><br />Born or DieAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-21594290944951577762013-10-29T09:29:45.314+01:002013-10-29T09:29:45.314+01:00Cara Vale, prima di tutto ti ringrazio di cuore pe...Cara Vale, prima di tutto ti ringrazio di cuore per avermi scritto. <br />Seguirò anche io il tuo blog, in modo tale da allargare la cerchia delle amiche che hanno bisogno. Insomma, un sostegno reciproco, no ?! ^^ <br />Cmq, leggendo questo tuo post ho avuto i brividiiiiii !! Non so come hai fatto a trovare il coraggio di partecipare a un dialogo al buio.. io ho l'ansia solo al pensiero :( Però continuando a leggere il tuo racconto, credo che un'esperienza del genere ne valga la pena :) <br />Un abbraccio <br />A presto ! <3 <br /><br />Born or Die Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-87290084735829686722013-10-26T22:11:50.498+02:002013-10-26T22:11:50.498+02:00Cara Vale, grazie mille per la tua risposta e le t...Cara Vale, grazie mille per la tua risposta e le tue precisazioni, che mi hanno permesso di comprendere meglio quello che intendevi dire. Ora capisco cosa intendevi dire scrivendo che "sei guarita dall'anoressia"... è uno scarto che io non ho, semplicemente perchè, appunto, il mio DCA è sempre stato e tuttora è proprio l'anoressia, e nient'altro. Detto questo, anch'io non credo che ricadrò nella restrizione alimentare (ovviamente il mio unico sintomo, in quanto la mia è stata ed è una storia di anoressia restrittiva), perchè adesso sono consapevole che si trattasse soltanto di una strategia di coping che mi faceva (illusoriamente) sentire di avere il controllo... e io volevo (patologicamente) avere il controllo su ogni singolo aspetto della mia vita. <br />Poi, certo, è ovvio che abbiamo storie ed esperienze diverse... perchè ogni persona è una storia a sè... infatti, come amo spesso ripetere nel mio blog, secondo me non bisognerebbe parlare di "Anoressia" per antonomasia... bensì di "anoressie": una per ogni persona che ne è affetta, perchè ognuna di noi ha il suo background, il suo carattere, la sua personalità, le sue peculiarità... Però credo che il positivo stia proprio nel fatto che, pur essendo persone completamente diverse e con storie totalmente differenti, possiamo comunque stare qui, condividere le nostre esperienze... perchè è proprio dalla diversità che si può trovare una fonte di arricchimento.<br /><br />P.S.= Ho messo il link del tuo blog sul mio, nella colonnina di destra, sotto la sezione "Guerriere della Luce"!!... ^__^Veggiehttps://www.blogger.com/profile/11990381810503033018noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-43964544066125327452013-10-25T23:57:39.606+02:002013-10-25T23:57:39.606+02:00Ciao Veggie, grazie per essere passata! Mi ha fatt...Ciao Veggie, grazie per essere passata! Mi ha fatto molto piacere!<br />In realtà, quando parliamo di guarigione, parliamo di due cose diverse. Non mi son espressa chiaramente. Tu parli di guarigione in termini medici, giustamente. Io, dai termini medici, mi tengo volutamente distante. Abbiamo due storie diverse, con esperienze diverse. Per me, guarire è stato capire il meccanismo, capire l'errore e mettermi nell'impossibilità di ricaderci. Io non potrei ricadere nell'anoressia, perchè ho capito che nella mia malattia ho utilizzato il cibo come un mezzo verso una condizione che reputavo mi avrebbe reso felice. Ma poi ho capito di aver mischiato le carte in tavola e che quella condizione di felicità era la mia idea di perfezione, che non poteva essere realtà, perchè la realtà è perfettibile (e quindi imperfetta). Ho capito questo concetto nella mia storia personale e mi è risultato chiaro quali siano stati i punti cardine della costruzione della mia ex condizione. Non ho voci interne nè tentazioni, questo per me è essere guarita. Parlo di anoressia, sia chiaro. L'approccio non spontaneo al cibo resta un problema aperto e penso me lo terrò. Almeno per un po'. Come ho accennato, sto affrontando un altro DCA ora, quindi è evidente che il cibo non sia solo cibo per me e la mia alimentazione non sia regolata dalla fame e dal bisogno. È un caso che io sia passata dal rifiuto più totale del cibo, legato alla vessazione verso me stessa imperfetta, a un comportamento di attaccamento al cibo, in cui celo, almeno in parte, le mie paure? Secondo me, no. Sono due cose che si inanellano facilmente. Quindi i miei problemi col cibo non sono finiti, ma è finito il rifiuto di me stessa. Io non voglio più negarmi, ma sono disposta a vivere "con me stessa" e non "per una me ideale". Ecco, forse questo intendevo quando dicevo guarire: è stato questo passaggio interno che ha sancito la fine, per me, dell'anoressia.<br />ValeAnonymoushttps://www.blogger.com/profile/08634250173105539710noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1364606274270238003.post-68372343318650646412013-10-25T19:00:06.607+02:002013-10-25T19:00:06.607+02:00Cara Vale, ti ringrazio per essere passata dal mio...Cara Vale, ti ringrazio per essere passata dal mio blog e per avermi così permesso di conoscere il tuo. Rispondendo alla tua domanda, mi farebbe molto piacere poter fare uno scambio di link tra i nostri due blog, perchè sono profondamente convinta del fatto che l'unione faccia la forza, per cui creare una rete virtuale in cui cerchiamo di sostenerci a vicenda per continuare a combattere quotidianamente contro il DCA possa essere, nel suo piccolo, un qualcosa che ci aiuta a stare meglio.<br /><br />Cosa significa secondo me "guarire" dall'anoressia?<br />Bè, premetto che secondo me la parola “guarigione” è inappropriata per malattie come i DCA, indicando con il termine “guarigione” (in senso strettamente medico) la completa remissione di tutti i segni e i sintomi, sia fisici che psicologici, inerenti una determinata malattia. La mia personale opinione è che non si possa guarire da un DCA nel senso proprio del termine: per quanto il peso corretto possa essere recuperato, rimarrà sempre in noi qualcosa di questa malattia, una vocina nella testa, un approccio non proprio spontaneo al cibo, una tentazione.<br /><br />Tuttavia, credo fermamente nel fatto che sia assolutamente possibile avere una remissione dell’anoressia. Avere una remissione significa che la voce dell’anoressia è sempre presente da qualche parte dentro di noi, e parla… ma che noi decidiamo scientemente, giorno dopo giorno, di non assecondarla, seguendo uno stile alimentare e uno stile di vita regolari. Essere consce della presenza interiore dell’anoressia, ma avere un corpo sano ed utilizzare strategie di coping differenti dalla restrizione alimentare: ecco cos’è la remissione… ed è un traguardo cui credo fermamente possiamo arrivare tutte quante, nessuna eccezione. Un traguardo per cui dobbiamo continuare a lottare.Veggiehttps://www.blogger.com/profile/11990381810503033018noreply@blogger.com